Avanti Thor, indietro Batman, o dell’incontentabilità dei nerd

Thor Ragnarok e Justice League hanno in comune solo l’essere usciti a breve distanza l’uno dall’altro. Una mossa presumibilimente voluta, trattandosi di prodotti audiovisivi di case rivali, a partire da altrettanti universi narrativi storicamente concorrenti: Marvel (Disney) da un lato, DC Comics (Warner) dall’altro.

Entrambi stanno scontentando i nerd – intesi come chi segue con assiduità i cinecomics, in particolare chi conosce bene il materiale fumettistico originario. Entrambi, in modo diverso, sono buoni film.

A dirla tutta, nessun cinecomic contemporaneo è in senso stretto un cattivo film. Il livello tecnico è sempre ottimo; quello narrativo, per quanto pericolosamente derivativo e replicato di opera in opera (struttura, sistema personaggi, a volte persino topoi narrativi) in genere è valido, sotto forma di gradevoli prodotti d’intrattenimento.

Il peccato maggiore di questi film è spesso l’ordinarietà. Vedi alla voce ultimi X-Men, Fantastic Four, Thor 1&2. Il picco negativo è stato finora Suicide Squad, perché sbrindellato e frutto di infiniti ripensamenti (ci dev’essere un buon film là sotto, ma valutarlo positivamente per questa ragione è fare fantacinema). Picco positivo The Avengers, che rivisto a distanza di qualche anno rimane il film che ha alzato l’asticella, mostrato che i film in universo condiviso erano possibili, giocato con i generi e messo in scena personaggi straordinari eppure ben caratterizzati, umani, a cui affezionarsi nei loro pregi e difetti. Joss Whedon, per fortuna esisti.

Logan e Deadpool giocano un altro campionato, il primo perché guarda a un cinema più adulto, il secondo perché è un guilty pleasure per adolescenti americani scorreggioni. Wonder Woman ha ottime intenzioni e svacca, in parte, nel risultato.

Nella gara non c’è gioco, vince la Marvel. Perché semplicemente è partita per prima. Gli altri fanno universi condivisi perché The Avengers ha sbancato il botteghino nel 2012. Non che ci riescano, chiaro. Anno Domini 2017, lo zombie del Dark Universe, già sepolto, fa “ciao ciao” con la manina; la ghost scene al termine di Kong allude a un King Kong contro Godzilla che…mpff… mpff… è un gran titolo. Per un film Asylum.

Eppure la DC, con Batman v Superman – rincorsa verso la Justice League (battuta rubata a Honest Trailers) qualche zampata l’aveva data. A Zack Snyder dobbiamo il bignami audiovisivo di Watchmenla serie originale è IL capolavoro, bene che l’abbia trasposta un credente – e forse guarda troppo a Frank Miller per fare cinema blockbuster, ma i lunghi dialoghi di BvS, l’estetica, le ragioni del conflitto tra l’Uomo d’Acciaio e il Cavaliere Oscuro tentavano una strada diversa dalla fantasia infantile – meravigliosa, godibile, ma limitata – della Marvel/Disney. Con l’oggettivo bastone fra le ruote della necessità di costruire in corsa il DC Cinematic Universe.

Thor Ragnarok e Justic League scompaginano questo status quo. E mi fanno ancora una volta gridare al miracolo per l’intelligenza produttiva, ascrivibile a Kevin Feige e ai suoi, dalla Marvel/Disney. Che non è la stessa della Lucasfilm/Disney, ma ne parleremo altrove. Forse.

Quello del dio del tuono era un franchise spompato, gravato da un Dark World che è il film probabilmente più incolore dell’intero MCU. Arriva Taika Waititi e fa qualcosa di completamente diverso. Un film dal sapore indie, con tutti attori di primo livello catapultati in scene dai campi larghi, che interagiscono e, a sentire dalle interviste, improvvisano la maggior parte dei dialoghi. Somiglia a Guardians of the Galaxy? Tornate a studiare, sciocchi: quello era un videclip perfetto, con personaggi bambini, che creano situazioni divertenti per contrasto e va dritto alla meta; questo usa un sacco di slapstick, praticamente un cartone amimato di Wil Coyote. E’ perfetto? No. E’ innovativo? Diavoli dell’inferno, sì. Soprattutto, visto il grado di aspettativa che hanno ormai i cinecomics – lo stesso che per poco non ci faceva fuggire dall’universo Joss Whedon dopo Age of Ultron.

I nerd giustamente si incazzano perché Thor Ragnarok è il più grande tradimento possibile dei comics, nonché dei personaggi di Thor e Loki così come presentati nei precedenti capitoli cinematografici. E ha successo al botteghino, perché ormai c’è un pubblico cresciuto con questi film, che non ha bisogno di conoscere il materiale originario per apprezzarli. E poi, chiunque osa nel far qualcosa di diverso, nonostante i milioni di dollari in ballo… beh, va lodato.

Justice League al contrario fa un passo indietro e ci consegna (solo) un film di intrattenimento. Solido, che taglia i fili di troppo messi in campo da Batman v Superman (flashforward nel deserto anyone?), conosce bene i suoi personaggi e regala loro sfumature interessanti, legate ai comics (Superman=Speranza) oppure inedite (il death wish di Batman). Un’opera piccolissima: lineare nella trama, con poche location, un conflitto insignificante e pretestuoso, che ti fa chiedere dove siano finiti i (tantissimi) soldi spesi. Ah, già, nella precedente versione. E in una campagna promozionale  tanto soverchiante da essere fastidiosa.

Anche qui, i nerd della Rete sbraitano, parlando di “un film da popcorn per spegnere il cervello”. Come se questo fosse per forza un difetto; oppure le opere fondanti del nostro immaginario non fossero, innazitutto, qualcosa del genere – con altre tematiche e vibrazioni nascoste sotto il primo strato, chiaro. Sarà che la perdita di Snyder in corso d’opera qualche bad feeling l’ha lasciato?